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Docufilm. “Un giorno con… Lucia Paolino”. L’amore e la poesia per volare nell’immensità

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di Federica Grisolia Ha il dolce profumo dell’amore il docufilm “Un giorno con… Lucia Paolino”, realizzato dalla casa editrice Aletti (guarda qui ). Sin dai primissimi minuti si percepisce dai versi letti agli spettatori: “Grazie amor mio che ti ho incontrato, perché solo tu mi fai vivere l’immenso che c’è nel creato”. Versi dedicati a Gennaro, il grande amore di Lucia Paolino, l’autrice che vive a Postiglione (in provincia di Salerno), con due lauree in tasca, una conseguita in Pedagogia, per poter insegnare, e l’altra in Medicina e Chirurgia. E sullo sfondo, la poesia, che riesce a dare voce a queste emozioni, a far imprimere nero su bianco le parole che trasmettono l’amore sincero, quello conosciuto ventotto anni fa su un treno. Ma anche l’amore verso la sua famiglia che le ha trasmesso i valori portanti della sua esistenza. La mamma, saggia e sempre pronta a dare buoni consigli; il papà, lavoratore onesto e premuroso, le sorelle, la zia Lucia, Lorenza. A loro sono dedicati i versi che Lucia Paolino legge nel docufilm girato proprio a Postiglione, borgo alle porte del Cilento, alle pendici della catena degli Alburni, incorniciato dalle montagne, attraversato dai fiumi Tanagro, Calore e Sele, e circondato da boschi, percorsi e sentieri naturalistici. Ma anche la piazza, il castello medievale, le chiese.

E’ l’autrice stessa che non dimentica di far conoscere le bellezze del suo paese raccontandone breve stralci di storia. Le origini di Postiglione si fanno risalire al decimo secolo quando gli abitanti dell’antica Paestum, costretti dalle incursioni dei Saraceni e dei pirati turchi, ad abbandonare la propria terra, si rifugiarono in questo luogo considerato idoneo per la difesa. Longobardi e Normanni la fortificarono con uno dei castelli più belli del territorio, munito di sei torri, che aveva dunque funzioni difensive e di osservazione, e le “strettule” erano un altro sistema di difesa che rendevano la città inespugnabile.

Per le strade del borgo Lucia e Mario camminano mano nella mano, così come affrontano la vita. Davanti all’antica fontana dei Grandini, ex lavatoio del paese, legge i versi di “Vorrei” e della poesia “Cercavo”. “Cercavo l’amore ma ho trovato l’inganno e il dolore. Cercavo la sincerità ma ho trovato l’ipocrisia. Cercavo la risposta ma ho trovato il mutismo. Cercavo un uomo ma ho trovato un fantoccio. Cercavo la vendetta ma ho scelto il perdono”.

Il viaggio nella poesia di Lucia Paolino continua, poi, con la lettura delle liriche: “La stella mia” e “Tramonto d’autunno”. Un viaggio iniziato sin da piccola, quando la Lucia bambina vinse un concorso di poesia alle scuole elementari e da lì è scoccata la scintilla verso il mondo poetico. Ora, questa ricchezza interiore cerca di trasmetterla anche ai suoi alunni. Ma ad arricchire l’esperienza e i ricordi di Lucia sono anche i viaggi in giro per tutto il mondo. In Egitto, in Europa, in America, Australia, Nuova Zelanda, India. «Viaggiare mi ha trasmesso un’emozione talmente grande difficile da raccontare. Vorrei stare sempre con una valigia pronta». La sua esistenza, così come la sua scrittura, sono un inno alla speranza e al coraggio. Da qui la scelta di leggere i versi “Il sole c’è sempre” e “Io non mi arrendo”. Ma anche “La bellezza del Creato” e “Ogni giorno è da vivere”… Sia all’alba che al tramonto di ogni nuovo giorno.

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