«E’ una bandiera che viene ammainata, un frammento di storia che viene cancellato, un capitolo di vita vissuta che viene rimosso dalla memoria collettiva di un paese che perde i suoi pezzi giorno dopo giorno». Questo il commento di D.C., 52 anni, un cittadino residente nel centro storico. «D’ora in poi – aggiunge G.A., 69 anni, – il piccolo slargo grondante di storia che ha ospitato per lunghi anni la Succursale n. 1 delle Poste non si potrà chiamare più col nome altisonante di piazza Progresso (nella foto). Quella piazza, seppure piccola, portando quel nome così importante, è stata per lunghi anni la vera “agorà” del paese, un luogo di incontro e di socializzazione nel quale la porta dell’ufficio postale, la più importante dopo quella della Chiesa, resterà chiusa per sempre, aprendo una grave ferita nel tessuto sociale di questa gente e nella storia di questo paese. Una storia forse povera ma tanto dignitosa e coraggiosa».
«E’ facile cancellare con un colpo di spugna e in nome del solo profitto un ospedale, un ufficio, una scuola, una caserma. E’ invece più difficile e coraggioso – commenta indignato A. P., 72 anni, continuare a vivere nei nostri paesi, farli sopravvivere dignitosamente e la voglia di andare via è tanta». Anche il neo-segretario del PD Pierfrancesco De Marco ha espresso per iscritto preoccupazione e disappunto: «Si tratta di un provvedimento che non può essere accettato passivamente. Ci troviamo di fronte all’ennesimo provvedimento assunto in base a freddi calcoli aritmetici e che si inserisce nella progressiva erosione dei diritti e nello smantellamento dei (già pochi) servizi a danno del nostro territorio.
Non si può infatti sottovalutare l’importante funzione sociale che per decenni ha rivestito l’Ufficio Postale di Trebisacce Paese, luogo di incontro tra persone e di custodia dei piccoli risparmi di una vita. Per tanti molto più di un semplice ufficio. Il Partito Democratico di Trebisacce – conclude l’avvocato De Marco – nel manifestare sconcerto e indignazione chiede a Poste Italiane un atto di ripensamento e nel frattempo sollecita il sindaco a farsi promotore, con l’urgenza del caso, di un incontro con i vertici di Poste Italiane».
Pino La Rocca