“L’intérieur. La vita in una lacrima”. Un “noir filosofico” che attraversa l’animo dei personaggi
di Federica Grisolia
“L’intérieur” è un viaggio tra emozioni e segreti, dove ogni lacrima racchiude una storia e ogni silenzio cela un enigma. Un romanzo che danza tra le pieghe del mistero e le fiamme della passione. L’opera prima di Gennaro Migliaccio, ingegnere elettronico, nato a Napoli ma che vive a Formia (Latina), è pubblicata nella collana “I Diamanti della Narrativa” dell’Aletti editore. Tra le pagine ingiallite di un diario dimenticato, la pittrice famosa Tamara ha celato un segreto che risuona attraverso le generazioni. Sua figlia, Nina, cerca la verità sulla morte di sua madre, tuffandosi nel passato doloroso, tra i colori sfumati delle passioni proibite e gli enigmi sepolti. Ma il segreto che si cela tra le ombre è più grande di quanto avesse mai immaginato. Nel libro c’è molto di più: amore, viaggi, scoperte di luoghi meravigliosi, e storia e folklore si mischiano con naturalezza a filosofia e spiritualità per una lettura che lascia molto di più della risoluzione di un delitto.
«Il titolo “L’intérieur. La vita in una lacrima” è scelto con cura – spiega l’autore – per evocare un senso di profondità e intimità. La storia si svolge nell’animo dei personaggi, nei loro segreti e nelle loro emozioni. L’immagine della vita racchiusa in una lacrima richiama la fragilità, la bellezza e la complessità dell’esistenza umana». Ma “L’interiéur” è anche il titolo di un dipinto dell’impressionista Edgar Degas che descrive la scena di uno stupro, da cui Gennaro ricostruisce la vicenda – come sottolinea, nella Prefazione, anche Alessandro Quasimodo, poeta, attore e critico teatrale, figlio del Premio Nobel Salvatore Quasimodo -.
Così la scrittura, diventa un balsamo per l’anima, aprendo un varco verso la comprensione e la guarigione. Anche quando si parla di tematiche così attuali e drammatiche come la violenza sulle donne. «Le parole diventano spade contro l’indifferenza – afferma Gennaro Migliaccio -, contro l’oscurità. Nei racconti di vittime e sopravvissuti, nei versi di poeti e nelle pagine di romanzi, troviamo la forza di denunciare, di testimoniare, di educare. Un passo verso una società libera dalla violenza, dove le voci delle vittime non sono più ignorate».
Il romanzo, un “noir filosofico”, presenta un intreccio complesso e ricco di colpi di scena che l’autore, inizialmente, ha voluto pianificare, per poi abbandonare la bussola, seguire il vento e ascoltare la voce dei personaggi. «E’ stato un viaggio tortuoso, un labirinto di emozioni e intuizioni. La pianificazione rigorosa – spiega l’autore – mi ha dato la sicurezza di un viaggiatore con una mappa dettagliata. L’elaborazione spontanea mi ha portato a incroci inaspettati, a sentieri che si aprono solo quando si è pronti». Da buon ingegnere, Gennaro è convinto, infatti, che la formula giusta sia nell’equilibrio tra razionalità e passione, dove la psicologia, la scienza, la tecnologia e l’arte sono fonti inesauribili di stimoli.
La trama scorre in una fusione di chiarezza, creatività e rigore, che rendono accessibili anche i concetti complessi, utilizzando esempi e metafore. Gli argomenti ricorrenti includono temi come la comprensione del passato, la memoria, l’amore, l’amicizia, la perdita, la ricerca di verità, la resilienza delle donne e la sofferenza che spesso rimane celata. Uno stile immaginifico e denso di elementi retorici, quasi una prosa lirica, in cui gli eventi si susseguono, si intrecciano e si influenzano a vicenda. La scrittura, ispirata da storie di vita vissuta, traduce in parole le descrizioni sensoriali suscitate dall’arte, che consentono di immergersi nell’atmosfera dell’intera storia e nelle emozioni dei personaggi. Un messaggio di speranza e cambiamento, che attraversa le pagine del romanzo e si insinua nella realtà. «La mia opera – conclude l’autore – è un ponte tra il reale e l’immaginario, un riflesso dell’anima umana e delle sue infinite sfumature. E quando il lettore chiude il libro, vorrei che portasse con sé qualcosa di più di una storia. Vorrei che portasse con sé un frammento di bellezza, un’eco di verità, un bagliore di comprensione. Che possa guardarsi dentro e dire: Questa storia mi ha cambiato».