Farneta. La Madonna di Viggiano nel più piccolo borgo arbereshe d’Italia
di Vincenzo Diego – La sacra Effige della Madonna di Viggiano si trova da qualche giorno nella Parrocchia di San Nicola di Mira a Farneta, frazione di Castroregio, in provincia di Cosenza. Tantissima gente, tanti pellegrini calabresi e lucani, in questi giorni, si stanno recando nella bellissima chiesa del più piccolo paese arbëreshë d’Italia. Così lo descriveva in una sua poesia il giornalista, poeta e saggista Domenico Licursi: ”Intra colline e piani al piè del monte, cheta, e dal frastuon lontana s’erge Farneta. […]” Una natura rigogliosa, aria pulita, mentre il monte Rotondella, più di mille metri, da sempre lo incornicia con le sue verdi Farnie. L’occhio spazia tra Il mare Jonio e le pianure, la Valle del Ferro e le colline. Fresche, ancora oggi, le acque della quattro fontane: Kroi Marsit, Priftit, Tufit e Posht. Le abitazioni fatte di pietre ben assestate una su l’altra da mani robuste e sapienti testimoniano la forza di una comunità mai doma, scrigno e custode della lingua, delle tradizioni, dei costumi, del suo rito greco-bizantino, un filo lungo e forte che porta lontano, oltre le colline e il mare Jonio ad incontrare ancora oggi la terra d’Albania dove tutto ebbe inizio. Una comunità dallo spirito indomito e resiliente dove si cerca di guardare avanti, dove si vuole costruire un futuro. Gli attori? Ragazzi, cittadini, con l’aiuto prezioso dell’Eparchia di Lungro, Chiesa bizantina cattolica, con l’Eparca Donato Oliverio e il Papàs Sergio Straface in prima linea. Qui la Chiesa fa sul serio. Un esempio da seguire, sta scommettendo con il segretario del Vescovo, Papàs Sergio, che ha scelto la più piccola e isolata parrocchia per dimostrare, non solo a parole, che la Chiesa, la parola di Dio abita anche da queste parti. Una scommessa, un progetto di fede, fatto di pratiche concrete. E i risultati sono tangibili, si vedono. L’Eparca Oliverio ci crede, e lascia fare, anzi, quando può scappa a Farneta, il sorriso e i modi garbati del buon Pastore lo contraddistinguono.
Una dimostrazione di questa attenzione e di questa rinnovata vitalità, l’altra sera, all’arrivo della Madonna di Viggiano. Un momento toccante, ricco di fede e commozione. I visi segnati dalle lacrime, i rosari tra le mani, gli occhi presi, rapiti dalla Sacra Effige, la banda, i fiori, donne scalze in processione. Un regalo per queste terre, un dono dell’Eparchia di Lungro, del Vescovo, di Papàs Sergio. Un intero popolo ad accoglierla, tra questi Monsigor Davide Carbonaro, arcivescovo Metropolita di Potenza- Muro Lucano-Marsiconuovo (nella foto in basso con il sindaco Adduci e l’eparca di Lungro), tanti sacerdoti, tra questi, don Paolo D’Ambrosio, Rettore del Santuario della Madonna Nera di Viggiano. Poi le divine liturgie, i Vespri, la Paraklisis (è un’ufficiatura in onore della Madre di Dio, tra le più diffuse nelle Chiese di rito greco-bizzantino), le processioni, come quella di sabato 17, con la partecipazione del Vescovo di Conversano-Monopoli, in occasione della festa di San Donato.
Lunedì, 19 agosto, dopo la Divina Liturgia, presieduta dal’eparca, Monsignore Donato Oliverio, i pellegrini Calabresi, Lucani e tanti turisti, saluteranno la Vergine Maria di Viggiano. Da secoli la devozione è grande. Donne, uomini, intere famiglie, si avviavano a piedi. Un cammino di giorni e giorni, per poi arrivare sul Sacro Monte a Viggiano (Pz). Un cammino di fede e di speranza, un cammino in grado di far accendere una scintilla di umanità nel cuore. Ancora oggi, nei giorni di festa, sono in tanti a recarsi nella città mariana a Settembre. Una devozione forte, come quella che si porta alla Madonna del Ceraso, si dice da sempre una delle “Sette Sorelle”. Fede, tradizioni e tanti progetti che si vogliono portare avanti. Chiesa e cittadini, assieme, uniti, perché, come dicono, ci vogliamo provare. “Ci vogliamo mettere – sottolineano – tutta la forza della nostra storia, il cuore e l’amore grande che proviamo da sempre per la nostra gente e per la nostra terra”.