di Cristian Fiorentino – «Ogni luogo è legato a una storia e ogni storia è un fatto, spesso multi-sfaccettato e a tratti illeggibile da molto vicino. Dare verità a una storia implica la necessità di accertare e l’urgenza di oggettivare attraverso tracce, testimonianze, indizi. Il racconto, invece, si perde nella storia, nei corridoi delle sue esistenze senza contorni, nelle sue acque sconfinate dove si bagna di mille voci, si specchia in mille volti e si affranca dall’oggettività per rievocare presenze, ricordi, colori mitologici che sembravano perduti». Questo l’incipit del post, a firma della responsabile mediatica Francesca Celi, apparso sulla pagina facebook ufficiale dell’associazione “Schiavonea e Sant’Angelo Puliti” che annuncia l’elaborazione di ben due nuovi murales nel pieno del borgo marinaro. A Schiavonea, infatti, riparte con entusiasmo il racconto visivo delle identità autoctone marinare. Definite in chiave hip hop, le opere sono in fase di elaborazione e rifinitura grazie all’estro dell’artista calabrese Claudio Chiaravalloti.
L’associazione “Schiavonea e Sant’Angelo Puliti” ha riaccolto, per dipingere questo ennesimo tassello del racconto, Claudio Chiaravalloti già noto per le sue pennellate e il suo stile sulle facciate del borgo marinaro. Il famoso pittore, conosciuto in ambito della street internazionale nonché pluripremiato, in questi giorni e sino al prossimo 9 ottobre sarà al lavoro per rilanciare la narrazione attraverso la memoria di ben tre persone del popolo e molto care a Schiavonea. Si tratta di Giorgio Madeo detto “Giakkttun'”, Teresa Raspa alias “à Pizzichina” e Francesco Genova in arte “Zangrill'”. In loro ricordo verranno concepiti due murales, in via Amalfi e Via Alassio.
«Nei racconti dei nostri marinai – continua il post sul social – ritroviamo parole simili, certamente non dette per la povertà di lessico di una generazione che non ha conosciuto altro che il progetto di sopravvivenza di un gruppo sociale legato al lavoro e alle condizioni atmosferiche in maniera vitale, spesso anche brutale, e di stretta necessità. Ma queste parole inascoltabili sono parole vissute e tradotte in testimonianza pulsante e ricca di segni che ha portato fino a noi, di padre in figlio, i saperi di un artigianato, quello della pesca, che a differenza di altri settori artigianali specializzati nella produzione di oggetti d’uso, ha come obiettivo la vita stessa, divenendo così celebrazione di una bellezza superiore».