Il primo caso lo ha fotografato e segnalato Mario Stellato, un operatore turistico del luogo. Si tratta di una panchina (nella foto a sinistra), del peso di qualche quintale perché realizzata in massiccio granito, posizionata insieme ad altre per arredare il nuovo Lungomare, che è stata ridotta in frantumi, probabilmente con una mazza. Un’altra panchina era già stata fatta a due in precedenza ed il Comune l’aveva restaurata e rimessa in sesto. In questo caso però il danno è irreversibile e la panchina irrecuperabile perché fatta a pezzi.
Il secondo caso (nell’altra foto in basso) lo ha invece denunciato Luciano Regino, già segretario ed oggi componente del direttivo del PD, il quale, oltre a denunciare il furto delle tre grondaie, ha fotografato il muro posteriore della Chiesa dove ci sono altre tre grondaie di rame che, secondo lui, sono state rigate per verificare che si tratti di rame e successivamente segnalate con una pennellata di vernice bianca per essere asportate quanto prima. Continuano, come si vede, nonostante la nascita ed il prodigarsi di tante associazioni culturali, ambientaliste e di volontariato, gli atti di vandalismo e di barbarie che non fanno certo onore ad un paese che da tempo accarezza il sogno di diventare una cittadina moderna ed evoluta.
Per non parlare del rifiuto di differenziare e di aderire al “porta porta” da parte di un gran numero di cosiddetti cittadini ed il perpetuarsi, invece, dell’abbandono di rifiuti ingombranti ai margini delle strade e di sacchetti di spazzatura per le vie del paese. E’ proprio vero allora, come dicono in molti, che prima di trasformare il paese in città è necessario trasformare la mentalità dei trebisaccesi e farne altrettanti cittadini. Per la verità c’è chi (per fortuna la maggioranza) si sente mortificato ad essere assimilato a tale categoria di persone e invoca da tempo più controlli e più severità da parte degli amministratori. Ma anche in questo Trebisacce deve crescere e ragionare da città e non da piccolo borgo marinaro.
Pino La Rocca