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“Pellegrini verso le antiche terre”. Un avvincente romanzo ricco di avventure e sentimenti

“Pellegrini verso le antiche terre”. Un avvincente romanzo ricco di avventure e sentimenti
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di Federica Grisolia

Si arricchisce di un nuovo romanzo storico la collana “Gli Emersi – Narrativa” dell’Aletti editore, con l’opera “Pellegrini verso le antiche terre”, scritta da Maria De Zio. E’ la storia del viaggio di alcuni pellegrini, fra cui dei ragazzi, che percorrono la Francia e l’Italia, partendo dalla zona di Reims fino alla Puglia. Le vicende personali dei protagonisti si intersecano con eventi storici realmente accaduti, tra cui l’avvio della prima crociata (1096-1099). «L’idea di scrivere questo romanzo – racconta l’autrice che vive in Umbria – nasce dall’interesse per la storia e dalla curiosità di capire cosa abbia spinto il papa Urbano II (promotore della prima “crociata”) a consentire che venisse dichiarato santo un “ragazzino” di nome Nicola (detto “il Pellegrino”), giovane, povero, venuto dalla Grecia in Puglia e lì morto a soli 19 anni. Ho sempre pensato che fosse una testimonianza dell’acquisita consapevolezza della necessità di tenere unite genti diverse, superando le incomprensioni, la difficoltà di parlarsi, le possibili contraddizioni. Un tentativo per andare oltre lo scisma ideologico che, alcuni anni prima, aveva diviso Oriente e Occidente, e impediva una reale pacificazione fra i vari popoli».

In maniera realistica e avvincente, pagina dopo pagina, l’autrice “percorre la strada” con i suoi pellegrini, inventando situazioni nei diversi luoghi, senza mai tralasciare alcuni principi base che assicurano coerenza all’opera. «I personaggi e i fatti storici – spiega Maria De Zio, nata a Trani (BAT) e che ha lavorato come segretario comunale in vari comuni della provincia di Terni – sono una realtà. I problemi sono prevalentemente di conoscenza e di interpretazione di quanto accaduto e degli atti compiuti. La difficoltà sta nel non eccedere nell’attribuire alla storia il proprio pensiero e nel mantenere le distanze e l’obiettività di giudizio».

Trattandosi di un percorso compiuto in località tuttora esistenti, in cui si muovono personaggi che hanno lasciato tracce, anche rilevanti, delle loro azioni, l’autrice compie – nelle due parti in cui è suddivisa l’opera – un lavoro certosino con riferimenti logistici e temporali, che garantisce interpretazioni in linea con i documenti rinvenuti, con dati storici conosciuti e con l’ideologia dell’epoca, senza forzature non giustificate. L’autrice è convinta che, alla ricerca di avventure, subentri, man mano, la necessità di stabilità, sicurezza e solidità di affetti a cui, crescendo, non ci si può sottrarre. «Vorrei trasmettere la consapevolezza che comunque, pur muovendosi in un mondo sconosciuto, sia possibile mantenere fiducia e certezza nell’amicizia e negli affetti, superando diffidenze istintive con coerenza e razionalità, dal momento che si è tutti insieme a fare lo stesso percorso e ad affrontare situazioni analoghe, superando le necessità contingenti che rendono difficili le vite di tanti».

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