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Trebisacce, il silenzio di Broglio. Tra finanziamenti gestiti male e altri in arrivo

Trebisacce, il silenzio di Broglio. Tra finanziamenti gestiti male e altri in arrivo
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SONY DSCÈ dal lontano 1979 che si scava a Broglio. Quest’area archeologica di Trebisacce, all’uscita Sud della Ss 106, così importante e così poco conosciuta. Non troviamo nemmeno un’insegna che ci conduce sul posto. E’ davvero così difficile in Calabria, e nell’Alto Jonio cosentino, investire nell’archeologia? La risposta è si. I riflettori sugli scavi di Broglio (perché da qui a chiamarlo parco archeologico ancora ce ne vuole) si accendono soltanto per 2/3 settimane all’anno quando l’equipe di archeologici dell’Università “La Sapienza” di Roma, coordinata dal direttore scientifico Alessandro Vanzetti, si trasferisce a Trebisacce per continuare il lavoro certosino del ritrovamento e della registrazione dei reperti che riportano alla luce la quotidianità del popolo degli Enotri durante l’età del Bronzo (1700 a.C. – 700 a.C.).

Gli archeologi si svegliano all’alba e tutti i giorni fanno la spola dal sito di Broglio al palazzetto dell’ex Pretura, oggi una sorta di magazzino-laboratorio dove vengono conservati i reperti. In questi locali sarebbe dovuto sorgere un museo archeologico didattico finanziato con fondi europei mediante Por regionale, come testimonia anche l’insegna all’entrata. Ma il museo non c’è, anche perché probabilmente i locali non sono idonei, soprattutto dal punto di vista della sicurezza.

broglio 2Alessandro Vanzetti, ricercatore a “La Sapienza”, docente di Protostoria europea, e allievo del professor Renato Peroni, il “pioniere” di Broglio scomparso nel 2010, conosce bene tutti i passaggi che in più di trent’anni hanno condotto Broglio sino ai giorni nostri. Adesso finalmente qualcosa potrebbe muoversi dal punto di vista della valorizzazione del sito. Grazie ad un finanziamento “Arcus” del Ministero dei Beni Culturali pari a 500.000 euro e mirato ad interventi strutturali e logistici, Broglio dovrebbe diventare finalmente Parco Archeologico. E secondo le più rosee previsioni già dall’estate prossima potrebbe essere fruibile dal punto di vista turistico.

SONY DSCE si, perché la necessità è proprio questa: inserire Broglio in una piattaforma turistica, magari mettendolo in rete con gli altri siti del territorio come Amendolara e Francavilla per esempio. Perché oggi la promozione di Broglio è inesistente. A parte qualche guida cartacea che per una buona parte è rimasta negli scatoli, abbiamo provato a fare un giro in rete per intercettare il sito internet promosso sulla stessa guida ma il portale web risulta off line. Entrambi i prodotti sono stati sempre finanziati dal Por Calabria 2000/2006 – Misura 2.3b “servizi ai beni culturali” progetto “Museo di Broglio: un museo per approfondire le conoscenze”. Con lo stesso finanziamento, però c’è da dire che sono state realizzate da un vasaio alcune copie conformi di vasi e altri recipienti rivenuti a Broglio e conservati oggi sempre nel magazzino della Pretura.

broglio 3L’idea di realizzare il museo nel palazzetto dell’ex Pretura a questo punto sembra essere svanita. Oggi l’ipotesi più accreditata e caldeggiata da tutte le parti in causa (Comune, La Sapienza, associazione Asas, Soprintendenza per i Beni Culturali) vedrebbe il “Museo di Broglio e della Protostoria” nei locali della storica Fornace di Trebisacce. Mentre nel palazzetto dell’ex Pretura un Centro ricerche. Quindi: una piattaforma composta da Parco Archeologico, Museo e Centro Ricerche darebbero a Broglio quella spinta necessaria per la sua consacrazione in chiave scientifica e turistica. Ma per ora ci troviamo nella fase della “programmazione senza portafoglio”.

Negli anni ’90 arrivavano a Broglio anche 70 ragazzi. Quest’anno, per questioni di fondi, l’equipe è composta da appena 12 persone (ai quali si sono aggregati per qualche giorno prima dell’apertura della scuola alcuni ragazzi del Liceo di Trebisacce, come ogni anno). Archeologi e stagisti universitari galvanizzati da un’esperienza sul campo. «E’ la passione che guida questi ragazzi», ci spiega Vanzetti, veneto ma romano d’adozione. Nella veste di direttore scientifico ma con l’abbigliamento dell’archeologo operaio, racconta della giornata tipo, dalle 8 alle 19, con una mezz’oretta per il pranzo. Dopo ore e ore sul sito, nel pomeriggio si ritorna in magazzino per la registrazione di quanto trovato. Stando sempre attenti ad utilizzare con parsimonia i computer per evitare che salti la corrente e con una chiavetta internet personale che deve soddisfare le esigenze di lavoro. E la mattina seguente di nuovo lassù, a Broglio. Pochi giorni, prima che il sito archeologico ripiombi nel silenzio.

Vincenzo La Camera

ARTICOLO TRATTO DA PAESE24 MAGAZINE DI OTTOBRE

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