Attacco al mar Jonio. Via libera del Ministero per la ricerca del petrolio
Torna il pericolo trivellazioni per il mar Jonio. Sulla questione si procede a passo di gambero: uno avanti e due indietro. Questo a testimonianza che le proteste politiche e popolari, se fatte in maniera blanda e non drastiche, servono a ben poco. Le decisioni vengono prese nelle stanze che contano che non sono certo quelle della Calabria, dove la classe politica ormai conta davvero come il due di briscola. L’ultima notizia è l’autorizzazione per un permesso di ricerca da parte del Ministro delle Attività produttive, Guidi, rilasciata alla società Apennine Energy per poter scandagliare il mar Jonio. Un permesso preliminare che porta alla conseguente perforazione e l’estazione di idrocarburi. Mentre un’altra richiesta è stata presentata dalla Società Schlumberger Italiana spa per tutto il Golfo di Taranto. Questo è quanto riportato in un decreto ministeriale del 9 giugno.
Tutto cioò nonostante i pareri contrari dei comuni, delle associazioni e della Regione. «Nei mesi scorsi il Consiglio regionale calabrese – commenta il consigliere regionale Gianluca Gallo – al pari di altre assemblee legislative regionali, aveva licenziato una proposta di legge, assegnata proprio al Senato, finalizzata a modificare l’impianto del Decreto Sviluppo e della legge del 1991 recante norme per l’attuazione del nuovo piano energetico nazionale, nella parte in cui si consente di dare inizio alle procedure autorizzative delle trivellazioni in mare senza aver preventivamente e necessariamente raggiunto un’intesa con le Regioni interessate».
«Le deliberazioni di opposizione dei comuni dello Jonio – denuncia la Ola (Organizzazione Lucana Ambientalista) – sono state considerate “carta straccia”, così come le vocazioni dei territori e del mare Jonio, allorquando nel decreto del ministro Guidi si afferma come preminente “la valorizzazione delle risorse nazionali di idrocarburi, in attuazione degli obiettivi programmatici individuati nel documento di Strategia Energetica Nazionale (SEN)».
Mentre la prima fase delle operazioni dovrebbe prevedere l’acquisizione delle linee sismiche. Nella seconda fase, entro tre anni, si procederà alla perforazione di un primo pozzo esplorativo. «Il Mar Jonio e le coste lucane, calabresi e pugliesi del Golfo di Taranto devono per il governo diventare un grande “colabrodo petrolifero”, mentre l’entroterra un “hub energetico” con trivellazioni ovunque, persino nelle aree protette, considerate le istanze già presentatate da numerose compagnie petrolifere alle quali il Ministero dello Sviluppo Economico attribuisce ruolo centralità strategica per lo sviluppo mentre per le comunità del sud sono il colpo mortale al proprio futuro», conclude la Ola.
Vincenzo La Camera
Ma fateli scavare
ormai, il sud è morto, a causa della gente che lo abita non certo per i politici, e mi ci metto anche io.
ci piace avere il favore facile e poi lamentarci. Altrove si rimboccano le maniche