Rossano, il restyling della casamatta non convince: chiesti nuovi interventi
Dovrebbe arrivare alla conclusione in tempi brevi la querelle in salsa rossanese legata alla casamatta di Torrepinta. La struttura, utilizzata durante i conflitti bellici e destinata nella maggior parte dei casi a ricevere artiglierie, era stata oggetto di restyling qualche settimana fa. I lavori, tuttavia, non rispettavano le previsioni progettuali, tanto che sui social network erano scattate immediatamente le polemiche per la “nuova versione” della casamatta. Gli uffici comunali del settore lavori pubblici (che nei giorni scorsi hanno inviato la comunicazione di contestazione al Direttore dei lavori), preso atto della difformità dei lavori di restauro rispetto al progetto iniziale, hanno emesso un ordine di servizio riguardante la demolizione delle opere realizzate, con l’esecuzione dei nuovi lavori che dovranno essere concordati con i responsabili degli stessi uffici. «Il progetto – si legge nella missiva inviata dagli uffici del settore lavori pubblici del comune di Rossano – prevede la revisione e il restauro del paramento murario con l’onere della salvaguardia dei tratti in buono stato di conservazione, con stuccatura delle parti irrecuperabili con malta idraulica e inerti appropriati alla malta originari, additivata con resina acrilica per maggiore tenuta anche negli strati esigui. In realtà – continua – è stato, invece, eseguito un nuovo intonaco sull’intero paramento murario, chiusura del vano di accesso, senza la rimozione del materiale ingombrante presente all’interno della stessa garitta, nonché la realizzazione di un marciapiede attorno alla struttura, completamente difforme alle previsioni progettuali, in cordolo di cemento e betonelle di colore rosso. Pertanto – si legge a conclusione della lettera – abbiamo ritenuto opportuno l’emissione di ordine di servizio riguardante la demolizione delle opere realizzate in difformità al progetto ed all’esecuzione dei nuovi lavori che dovranno essere prioritariamente concordati con questo ufficio».
Pasqualino Bruno