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Trebisacce, solo i Comuni possono salvare il Giudice di Pace

Trebisacce, solo i Comuni possono salvare il Giudice di Pace
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La sospensione delle attività dell’ufficio del Giudice di Pace, disposta dal magistrato-coordinatore d’intesa con il presidente del Tribunale, è stato ritenuto un semplice “incidente di percorso”. Ma è opinione diffusa che, se i nove comuni che fanno parte del Mandamento e soprattutto il comune di Trebisacce, sede dell’ufficio, non si daranno una regolata concretizzando seriamente gli impegni assunti, il presidio giudiziario potrebbe abbassare la saracinesca il 31 luglio prossimo, data in cui il Tribunale ne verificherà l’effettiva autonomia di gestione, soprattutto per quanto attiene al personale che finora è risultato il vero anello debole della catena. E’ quanto è emerso nel corso dell’incontro promosso e presieduto dal sindaco di casa Francesco Mundo a cui ha presenziato l’avv. Maria Francesca Straticò nelle vesti di consigliere dell’ordine forense di Castrovillari ed hanno partecipato i sindaci interessati e molti avvocati di Trebisacce e dell’Alto Jonio che seguono con particolare interesse il destino del Giudice di Pace di Trebisacce e si augurano che il problema venga affrontato con decisione e in modo sinergico e che venga bandita, come ha scritto il Tribunale “l’assoluta inerzia dell’ente locale a rendere operativo il mantenimento dell’ufficio del Giudice di Pace”.

Il problema più spinoso, da quanto ha riferito il sindaco di casa Franco Mundo, riguarda gli impiegati assegnati dai comuni all’ufficio del G.d.P. che, dovendosi spostare dal proprio comune, rivendicano legittimamente il diritto al rimborso delle spese che finora non c’è stato per cui gli stessi, pur avendo superato il corso di formazione, non hanno sottoscritto la propria disponibilità. Dopo un serrato e a volte spigoloso confronto, il sindaco Mundo ha assicurato di farsi carico di un ulteriore sforzo mettendo a disposizione un impiegato di Cat. C tuttora mancante e di sottoscrivere una Convenzione che impegni i sindaci a assumersi concretamente la quota pro-capite che spetta a ogni comune per il mantenimento dell’ufficio.

Pino La Rocca

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