Alto Jonio in fuga da sanità pubblica. Tempi di attesa biblici. Ne giovano i centri privati lucani
Continua, tra promesse fatte e impegni disattesi, la fuga dalla sanità pubblica e l’approdo alla sanità privata, la quale continua a fare business sulle tasche delle popolazioni dell’Alto Jonio le quali, per poter avere tempi più ragionevoli, sono costrette ad affrontare spese maggiori e il disagio di dover partire, il più delle volte verso la Basilicata, anche per la diagnostica più semplice (con i centri privati di Policoro e Scanzano a far da padrone, ndr). Infatti presso l’ex ospedale di Trebisacce, nonostante il prodigarsi del personale sanitario, le liste d’attesa si allungano sempre di più tanto che, insieme al peso sempre più gravoso dei ticket, finiscono per allontanare la gente dal Servizio Sanitario Nazionale.
Circa due anni per un eco-colordoppler, un esame che serve a verificare lo stato di vene e arterie e prevenire le principali patologie cardiache, quattro mesi per un semplice eco-cardiogramma, stesso tempo per una colonscopia, tre mesi per una semplice ecografia alla mammella. E nessuna corsia preferenziale per pazienti oncologici già certificati, che chiedono esami di routine per tenere sotto controllo la loro patologia. Per non parlare del tavolo porta-pazienti telecomandato con cui si eseguono le radiografie che è rotto ormai da più di un mese, per cui si deve far per forza ricorso alla Tac che, come è noto, emette una quantità di radiazioni che possono anche risultare dannose per la salute. E tutto questo continua a verificarsi in regime di commissariamento della sanità.
Lo ha del resto certificato lo stesso governatore Oliverio nel suo recentissimo incontro con il ministro della Salute Lorenzin. E’ sotto gli occhi di tutti, infatti, che il commissariamento della sanità non ha prodotto alcuna miglioria ed ha confermato semmai che l’ospedale dei calabresi, soprattutto quello dell’Alto Jonio e dell’Alto Tirreno, continua ad essere fuori regione ed a fare la fortuna della Basilicata che hanno invece potenziato i due ospedali di prossimità alla Calabria, Policoro (Mt) e Lagonegro (Pz), e continuano a coprire la loro spesa sanitaria con i soldi dei calabresi. Per cui, e lo ha ribadito lo stesso Oliverio alla Lorenzin, è indispensabile superare la fase di commissariamento e restituire alla politica il diritto di governare la sanità e il dovere di essere giudicata dai calabresi. Per la verità Oliverio ha anche affermato che è indispensabile e doveroso riaprire gli ospedali di confine di Praia a Mare e di Trebisacce, non tanto e non solo per rispettare le sentenze dei giudici quanto per ridurre la migrazione sanitaria che, nonostante i tagli, continua a esportare ogni anno 278 milioni di risorse dal bilancio della Calabria ai bilanci delle altre regioni.
Pino La Rocca
Pare che,per il Governatore della regione Calabria,tutto ciò che non funzioni sia colpa degli altri o addirittura del governo centrale.Nella Sanità ogni responsabilità viene additata al povero commissario Scura.Mi chiedo cosa ci faccia alla guida della nostra Regione,perchè il tempo passa e le cose peggiorano.