Alto Jonio, anche quest’anno estate di incendi. Interventi non sempre tempestivi
Anche quest’anno l’estate, complice il caldo prolungato e afoso che ha battuto tutti i record precedenti, si chiude con un bilancio disastroso degli incendi boschivi, con l’Alto Jonio che ancora una volta ha pagato un prezzo altissimo: il patrimonio di verde che si era salvato negli anni precedenti ha subito infatti un ulteriore grave saccheggio, per lo più per mano dei soliti piromani che, in assenza di qualsivoglia controllo, riescono sempre a farla franca. Così come pare l’abbiano fatta franca i piromani che hanno provocato la micidiale devastazione del cuore del Parco Nazionale del Pollino uscito letteralmente profanato da una terribile settimana nel corso della quale il fuoco l’ha fatta da padrone anche perché gli interventi di spegnimento, sia da terra che dal cielo, sono stati alquanto improvvisati e carenti. Nell’Alto Jonio come sul Pollino ci sono state infatti forti criticità nel coordinamento degli interventi, la qual cosa ha finito per agevolare l’opera devastatrice del fuoco che, complice il caldo afoso ed il vento che non manca mai, ha ridotto in cenere boschi secolari, macchia mediterranea, uliveti, piante da frutto, vigne e orti, minacciando molto da vicino, talvolta aggredendo casolari e mezzi agricoli e seminando il panico tra le popolazioni agricole, che indifese, hanno dovuto combattere con le mani nude contro il fuoco.
Da Villapiana, dove è andato in fumo buona parte del rigoglioso bosco di San Francesco, alle porte del paese, a Trebisacce dove, in assenza di qualsiasi intervento aereo, il fuoco ha imperversato per due giorni sulle colline terrazzate che sorgono a ridosso della S.S. 106, distruggendo diversi ettari di pini e di uliveti e minacciando da vicino le abitazioni, ad Amendolara e, da ultimo, a Roseto Capo Spulico dove il fuoco, complice il forte vento di libeccio ha infierito per tre o quattro giorni. Qui è stato accertato che l’incendio ha avuto una matrice chiaramente dolosa perché si è sviluppato contemporaneamente in più punti ed anche qui il prodigarsi delle squadre anti-incendio, dei volontari e delle varie associazioni ambientaliste poco hanno potuto contro la forza bruta del fuoco e l’insufficienza dei mezzi aerei, cosicchè il fuoco ha devastato i boschi e le masserie Dalotto e don Gennaro e soprattutto l’azienda agricola di Francesco Gatto il quale s’è visto improvvisamente distrutto il magazzino pieno di grano trebbiato pochi giorni prima, la stalla dei buoi e un trattore che era parcheggiato davanti alle stalle (nella foto, di Giuseppe Genise).
Ma le fiamme, che sembravano un inferno, oltre che le masserie, hanno provocato altri danni a boschi di pino d’Aleppo e alla macchia mediterranea. Qui, mentre i contadini piangevano impotenti davanti al fuoco che avanzava spavaldo, c’è stato lo straordinario soccorso di alcuni giovani volontari del luogo, i quali si sono quasi buttati tra le fiamme per trarre in salvo il bestiame e per salvare altri mezzi agricoli e poi sono saliti sui trattori per tracciare solchi antincendio e per circoscrivere la violenta avanzata delle fiamme. Giovani impavidi e generosi, questi, che meritano il plauso perché hanno combattuto con le mani nude contro il fuoco sopperendo alla disorganizzazione ed alla inefficacia dei soccorsi pubblici che dovrebbero essere garantiti dalle istituzioni.
Pino La Rocca