Rossano. Diciotto anni dalla morte di Maria Rosaria Sessa, vittima di femminicidio
Sono trascorsi 18 anni dalla tragica scomparsa della brava e promettente giornalista Maria Rosaria Sessa vittima di femminicidio il 9 dicembre 2002. La mattina del 10 dicembre 2002 i cittadini rossanesi, oltre ai tanti calabresi ed italiani, si sono svegliati apprendendo, con tanta rabbia e grande tristezza, una brutta notizia inerente alla tragica morte di Maria Rosaria Sessa trovata, senza vita, a bordo di un’auto, sulla S.S. 107 che collega Cosenza a Paola, nella tarda serata del 9 dicembre 2002. Le volanti della Polizia Stradale, dopo una telefonata, giungono, alle ore 23:25, sul posto. La pioggia era incessante e rendeva scarsa la visibilità. C’era un coltello da cucina insanguinato, un mazzo di fiori e i documenti di Corrado Bafaro bene in vista. Non vi era dubbio alcuno in merito all’autore del delitto. Maria Rosaria Sessa nacque a Rossano, in Provincia di Cosenza, dove ha vissuto la sua infanzia. Decise, dopo la maturità, di intraprendere gli studi universitari, dove si laurea in lingue con ottimi risultati riuscendo a parlare perfettamente inglese e spagnolo. Decise, dopo aver conseguito la laurea, di rimanere a vivere Cosenza dove intraprende la carriera giornalistica.
Sul fronte sentimentale sembrava andasse tutto bene. Aveva un fidanzato, da dieci anni, ma dopo continui tira e molla Maria Rosaria decide di lasciarlo. L’assenza di un amore e di una protezione al suo fianco la facevano sentire fragile. Maria Rosaria, in seguito, conobbe Corrado Bafaro in un supermercato di Cosenza. Tra i due scoppia immediatamente la scintilla. Bafaro riempiva Maria Rosaria di tutte quelle attenzioni che compensavano le sue fragilità e le sue insicurezze. Ma la felicità di quei primi giorni d’innamoramento, in cui sembrava di vivere una favola, dura pochi giorni. La gelosia di Bafaro prende, ben presto, il sopravvento sulla stessa Maria Rosaria.
Lunedì 9 dicembre 2002, come di consueto, Corrado Bafaro ossessiona Maria Rosaria con innumerevoli chiamate, ma lei quel giorno lascia la redazione prima del solito e, incredibilmente, accetta un invito a cena dallo stesso Bafaro. Lui si presenta a cena con un mazzo di rose. Sono ignoti i meccanismi che si sono innescati in quel preciso momento. Si presume che tra i due possa essere scoppiata una lite. Corrado percorre la strada che porta verso il mare e uccide Maria Rosaria che ha cercato, in tutti i modi, di difendersi. Non c’era alcun dubbio sull’autore del delitto. Scatta, fin da subito, la caccia all’uomo che dura diversi mesi, ma Corrado Bafaro sembra essersi volatilizzato. Nel mese di aprile la svolta: giunge alla Questura di Cosenza una segnalazione da Fiumefreddo Bruzio, un villaggio di mare vicino al luogo in cui è stata uccisa Maria Rosaria, in cui il giardiniere di una villetta, utilizzata durante il periodo estivo, ha notato qualcosa di strano. Immediatamente giungono sul posto gli inquirenti e trovano il corpo senza vita di Corrado Bafaro. Si era impiccato. Nell’area giungono anche i Magistrati e la Polizia Scientifica per i dovuti accertamenti. Dalla ricostruzione è emerso che Bafaro, subito dopo l’omicidio di Maria Rosaria, ha compiuto una pericolosa discesa fino alla spiaggia per poi arrivare a piedi fino a Fiumefreddo. Ha rotto un vetro di una finestra ed è entrato nella villetta, si è tolto i vestiti bagnati, si è preparato un caffè, ha bevuto un liquore scaduto e poi si è impiccato. Una storia triste che ha scosso tutti. Nel 2007 è stata inaugurata una panchina rossa nel cuore dell’isola pedonale di Cosenza per ricordare Maria Rosaria Sessa e le altre donne vittime di femminicidio. L’iniziativa è stata promossa dal Circolo della Stampa di Cosenza, che porta il nome della giornalista uccisa, grazie al patrocinio dall’Amministrazione comunale della stessa città bruzia.
Antonio Le Fosse