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“Penombra del crepuscolo”, la vita cantata da Luciano Fani

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Il volume si fregia della prefazione del poeta ed editore Giuseppe Aletti

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È in libreria la raccolta di Luciano Fani dal suggestivo titolo “Penombra del crepuscolo”, che rimanda simbolicamente allo scenario predominante negli anni maturi, ovvero al “fievole riverbero del tramonto”, come indica Giuseppe Aletti, poeta ed editore, nella prefazione del libro. L’autore, che è nato a Poppi (AR) ed è residente da molti anni in Val di Chiana, sposato, un figlio adulto e tre nipoti, ha lavorato in banca in varie parti d’Italia con incarichi di responsabilità. Ora in pensione, può dedicarsi con assiduità all’attività letteraria, grazie alla quale ha conseguito i più alti riconoscimenti in numerosi concorsi nazionali ed internazionali, e le sue poesie sono state tradotte in diverse lingue e presentate in varie antologie.

Sono quattro i libri già pubblicati come singolo autore, “Badicorte e Il Chiesino – Storia di un villaggio” per la narrativa e le raccolte poetiche “Questo nostro amore – Attimi di emozione”, “Canti Inespressi” e “Per nuovi sentieri” – cui ora si aggiunge questa nuova opera, che è pubblicata nella collana “I Diamanti” con il beneplacito del maestro Alessandro Quasimodo, figlio del poeta Salvatore Quasimodo e della poetessa Maria Cumani. Il libro è una profonda riflessione a soffermarsi a capire la vita. Come aveva suggerito Kierkegaard, la vita può essere capita solo all’indietro. Così, seguendo il suggerimento del grande filosofo, negli anni della maturità Fani volge il suo sguardo all’indietro per tracciare il suo personale resoconto, in cui anche altri non avranno difficoltà ad immedesimarsi. «Giunti in età avanzata, viene istintivo il confronto tra un passato di promesse, aspettative e illusioni che il tempo ha travolto, per cui arriva il momento della malinconia e del rimpianto – ha affermato l’autore spiegando il fulcro della raccolta -. Con tale sguardo, che dovrebbe rimanere sereno, vengono visti i temi degli affetti, dei ricordi, i rimpianti, le speranze e l’anelito di Dio».

Fani (nella foto) affronta i dilemmi dell’umanità, dove emerge la caducità della vita, cosicché si avverte “forte l’odore / del tempo fuggito”, quando al posto delle illusioni giovanili subentra il disincanto consapevole dell’età matura. Tuttavia, anche in questo nuovo ciclo, l’autore mantiene sempre lo sguardo di gratitudine verso la vita, come nella suggestiva immagine descritta in questi versi: “e nell’ultimo bagliore della sera / assistiamo / spettatori silenziosi / ad un tramonto di porpora e oro / illuminati dall’ultimo sole / che nella penombra del crepuscolo / irradia / i nostri giorni a venire”. Pagine intense, da cui emerge la vita vissuta in pienezza, dove “l’esistenza è molto di più di una semplice giustapposizione di momenti”, riprendendo le parole di Giuseppe Aletti.

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