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Smart working: come affrontarlo al meglio

Smart working: come affrontarlo al meglio
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Nel corso di questo ultimo anno è entrato nel nostro vocabolario quotidiano e nella nostra vita il termine “smart working”. Sempre più persone hanno iniziato a lavorare da casa e sono state costrette a rivedere le proprie abitudini e i propri ritmi giornalieri. Una situazione nuova che potrebbe spaventare ma che, allo stesso tempo, se compresa e gestita in maniera adeguata, può rivelarsi un’opportunità per migliorare il benessere psico-fisico e aumentare il tempo libero a disposizione.

Uno dei rischi più frequenti del “lavoro agile” è quello del burnout, ovvero dell’eccesso di lavoro causato da un’esposizione ininterrotta alla postazione e dall’incapacità di distogliere l’attenzione. Lavorando da casa non abbiamo distrazioni e colleghi con cui poter scambiare due parole, o una macchina del caffè davanti a cui passare qualche minuto, e molto spesso rischiamo di isolarci dal mondo esterno. Per evitare questi problemi è sempre opportuno imparare a gestire il tempo e alternare i compiti che ci vengono impartiti con piccole, ma fondamentali, pause.

Pause “buone” sono quelle per sbrigare le piccole faccende domestiche, per ritirare la posta, per riordinare la camera da letto, magari per scambiare due chiacchiere con amici e familiari. E per sgranchirsi le gambe e riattivare la circolazione possiamo decidere di camminare durante le telefonate o scegliere le scale al posto dell’ascensore se non viviamo al piano terra.

Come insegnano i professionisti del poker online, da sempre abituati allo smart working, la postazione di lavoro è fondamentale. L’ideale sarebbe avere a disposizione una stanza dedicata e allestita esclusivamente per il lavoro ma se non c’è la possibilità è sufficiente anche posizionarsi in una diversa parte del tavolo da cucina. Importante anche creare l’ambiente adatto. La sedia deve essere quanto più comoda possibile (meglio se abbinata a una piattaforma per appoggiare i piedi), le luci non devono affaticare gli occhi e intorno alla work station è sempre bene ridurre i possibili elementi di distrazione. Mai, infine, lavorare in pigiama o con i vestiti che utilizziamo nei momenti di relax: non servono giacca e cravatta ma il corpo e la mente devono essere abituati anche visivamente al lavoro e non al riposo.

Per essere performanti e riuscire a gestire intelligentemente i carichi di lavoro è buona norma anche dotarsi degli strumenti fisici e informatici adatti. Cuffie funzionanti, smartphone carico, webcam e il buon vecchio taccuino pronti prima di essere operativi minimizzeranno il rischio di distrazioni e di potenziali eventi inaspettati. Per chi svolge un’occupazione d’ufficio ci sono anche tool gestionali per organizzare le attività: Google Docs e Basecamp sono i più conosciuti ma è sufficiente una ricerca sul web per trovarne per tutti i gusti ed esigenze.

Smart working, infine, non significa smart eating. Gli specialisti dell’alimentazione consigliano di curare bene la frequenza e la qualità dei pasti durante le giornate lavorative in remoto. In primis perché nutrirsi a intervalli di tempo regolari (i tre pasti principali più due break a metà mattinata e a metà pomeriggio) ci permette di staccare il cervello dal lavoro e ci da il giusto carburante per essere performanti. In secondo luogo perché mangiare in compagnia favorisce la socialità e stimola l’interazione.

In linea di massima è importante adottare uno stile alimentare equilibrato fatto di pasti leggeri e con l’apporto di tutti i nutrienti, vitamine comprese, in particolare quelle del gruppo B. Tra gli elementi più importanti da inserire nella dieta ci sono anche l’acetilcolina e la teanina. La prima è utilissima per migliorare le capacità di concentrazione e apprendimento ed è contenuta nei broccoli, nei cavolfiori, nelle uova e in frutta secca come noci, pistacchi e mandorle. La seconda è tipica del tè verde, ci rilassa e ci mette al riparo da attacchi di fame improvvisa. Da gestire, infine, l’apporto di sostanze stimolanti come la caffeina e la teina. Possono darci una carica nel breve periodo ma a lungo andare rischiano di sovraeccitare l’organismo, causare pericolosi sbalzi d’umore e ridurre le qualità delle performance. (guest post)

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