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Archeologia a Montegiordano. Nuovi studi per risalire al proprietario della fattoria lucana

Archeologia a Montegiordano. Nuovi studi per risalire al proprietario della fattoria lucana
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«L’impegno dell’Amministrazione Comunale di Montegiordano, in collaborazione con l’Università della Calabria e con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cosenza, nel recuperare la fattoria ellenica del IV secolo a.c. sta iniziando a produrre i primi interessantissimi risultati». Lo rende noto Maurizio Paoletti, professore di Archeologia Classica (Dipartimento di Culture, Educazione e Società) dell’UNICAL che, dopo il sopralluogo effettuato a Montegiordano, ha illustrato in un rapporto scientifico al sindaco Rocco Introcaso la notevole importanza del sito montegiordanese. Come è noto, si tratta di una fattoria lucana situata sul pianoro di Menzinara, appena sopra Montegiordano Marina. Oltre alla fattoria è stata rinvenuta una fornace di epoca romana, quindi più recente rispetto al fabbricato originario. Tutto lascia pensare quindi che l’insediamento montegiordanese avesse indubbio rilievo nell’economia dei tempi, come stanno a testimoniare i ritrovamenti frutto degli  scavi archeologici effettuati già nel  1980/81 e che in massima parte sono depositati presso il museo di Sibari, nell’attesa di essere adeguatamente studiati e valorizzati.

L’elemento nuovo e interessante, che il professor Paoletti tiene a sottolineare, è il nome inciso sul fondo di due vasi. Il graffito composto da tre lettere greche è il nome abbreviato di chi usava i due vasi e ci restituisce il nome dell’ultimo proprietario della fattoria lucana prima che fosse abbandonata. Una sigla, dove l’antico montegiordanese volle indicare la proprietà del vaso usato sulla sua mensa o nella sua cucina. È suggestiva quindi l’ipotesi che dallo studio di questa sigla si potrebbe risalire al nome di un antichissimo montegiordanese che già quattro secoli prima di Cristo viveva fra le colline che fanno da cornice alla Marina del borgo Jonico. Altrettanto suggestiva la storia accademica che si sviluppa sull’interpretazione di questa firma misteriosa: una discussione che coinvolge studiosi italiani, ma che giunge fino a Londra e Cambridge dove si è cercato di comprendere il metodo utilizzato dall’antico proprietario montegiordanese per firmarsi. Gli studiosi infatti discutono sul vero nome del proprietario del vaso, certamente un Lucano che scriveva in greco ma che parlava l’antica lingua osca. In questo caso forse si potrebbe avere anche l’iniziale del suo gentilizio, quello che oggi sarebbe il suo cognome.

E’ chiaro dunque che lo studio del sito archeologico montegiordanese sta rivelando molto più di quanto finora si sapeva. Le indagini promosse dal Comune di Montegiordano che si è già molto impegnato con l’ UNICAL e la Soprintendenza, infatti hanno l’obiettivo di riportare alla luce quanto più possibile il sito e soprattutto di valorizzarlo adeguatamente. Presto i Montegiordanesi e i turisti scopriranno come si viveva sulle sponde dello Ionio allora, nel quarto secolo avanti Cristo. (Nell’immagine, una fase di scavo del 1980 nel sito in questione)

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