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Oriolo. Ex allievo ricorda Antonio Guarasci, primo presidente Regione Calabria

Oriolo. Ex allievo ricorda Antonio Guarasci, primo presidente Regione Calabria
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di Vincenzo Toscani – È un grande onore per me parlare dell’Opera Omnia di Antonio Guarasci, curata da Giuseppe Trebisacce. Antonio Guarasci (1918-1974) è stato per me maestro di vita e di politica. Mio docente di storia e filosofia nel Liceo Ginnasio “Bernardino Telesio” di Cosenza anche a lui devo la crescita umana e la formazione politica e culturale. Era il periodo che copriva gli anni scolastici dal 1959 al luglio del 1962, anno della maturità classica. Il “Telesio” era considerato una palestra di cultura per avere una classe docente illuminata. Oltre al prof. Guarasci voglio ricordare alcuni professori della sezione C: Gino Gaudio latinista e grecista, Mariano Bruno di Matematica e Fisica, Capodacqua di Chimica, Raffaele … che poi fu preside nel Liceo di Oriolo, Giuseppe Cetera di Educazione Fisica, originario di Oriolo. Fra i docenti e noi alunni c’era un legame molto forte perché era basato sul rapporto umano e culturale, sui saperi, sulla voglia di crescere in scienza e sapienza. Alla scuola di Tonino Guarasci crebbe una classe politica, che poi occupò dei posti chiave nella Regione Calabria o a livello parlamentare. Voglio citare fra i tanti la compianta Anna Maria Nucci, mia compagna di scuola nella sezione C, poi sottosegretario alla P. I. durante il primo Governo Goria, e Rosario Calvano direttore generale della Protezione Civile e dell’Assessorato all’Agricoltura. Verso entrambi Oriolo deve dei debiti di riconoscenza. Quando il Liceo perse l’autonomia, dietro proposta del 4 febbraio 1995 del Consiglio Scolastico Provinciale, chiamai Anna Maria. Mi consigliò di spedire una relazione con le motivazioni di ordine culturale e sociale per il mantenimento dell’autonomia della Scuola. Scrissi e fu spedito un pro-memoria al Direttore Generale dell’Istruzione Classica, Scientifica e Magistrale, che accettò le ragioni del mantenimento dell’autonomia.

Il compianto Rosario Calvano, dirigente della Regione Calabria, quando i Comuni della Comunità Montana furono ridotti da 15 a 9 individuò Oriolo come sede della stessa. Nel 2014 la Comunità Montana poi fu soppressa. Noi alunni avevamo un grande rispetto per il prof. Guarasci, avendo compreso le sue qualità umane, e lo spessore culturale come docente esperto in Storia e in Filosofia. Se volessimo dare un’etichetta alla sua persona senza dubbio possiamo definirlo vir bonus dicendi peritus. Era però molto severo quando rivestiva il ruolo di interprete dei processi storici, soprattutto quelli che portarono all’Unità d’Italia. Per il docente Guarasci la Storia non era una sommatoria di date ma il divenire della vita di un popolo, che vuole affermare alcuni principi basilari: la libertà di pensiero, il diritto alla sopravvivenza e alla costruzione del proprio futuro. Lo ribadì nel VII Congresso provinciale della Democrazia Cristiana nell’ottobre del 1959 (io allora ero iscritto al I Liceo) quando sottolineò che lo Stato “deve garantire la libertà a tutti e deve ancora garantire a tutti pari dignità sociale, deve dare cioè la possibilità concreta di realizzare il diritto al lavoro senza per questo rinunziare alla libertà e ai diritti della persona umana” 1 . “Popolo, democrazia e libertà” erano le tre parole, che sintetizzavano il pensiero politico e il popolarismo sturziano, ripreso da Alcide De Gasperi e maturato nell’uomo politico Antonio Guarasci (nella foto). Era la concezione antropologica di don Luigi Sturzo sulla dignità dell’uomo, fondamento dei diritti, e maturata all’ombra delle Encicliche sociali, soprattutto della Rerum Novarum di Leone XIII.

Per Guarasci i fatti salienti erano stati la Rivoluzione francese del 1789 e il Risorgimento italiano. Parlando del Risorgimento esaltava soprattutto la partecipazione dei Calabresi ai moti rivoluzionari del ’48 e all’Unità d’Italia. Era un fervente ammiratore dello storico Federico Chabod e ci invitava spesso a leggere il saggio di Spadolini sul ’48, di cui conservo ancora gli appunti su un quaderno. Ci consigliava sempre di approfondire e allargare criticamente la conoscenza storica sul Risorgimento italiano con ricerche nella Biblioteca Nazionale, invitandoci a spulciare nei giornali del tempo per poter capire le ragioni sia dei vincitori sia dei vinti e soprattutto se
il Risorgimento avesse inciso sul modo di pensare e sulla vita del popolo calabrese con i suoi atavici problemi. Il docente Guarasci era un convinto sostenitore del metodo di studio per capire le dinamiche dei processi storici. La lezione era frontale, impostata in modo dialogico durante la quale l’apporto degli alunni
era da lui considerato come segno pregevole di maturità e di sviluppo di senso critico, che era un modo di consolidare l’apprendimento. Ci faceva lavorare direttamente sui testi storici col metodo ermeneutico ed epistemologico soprattutto per acquisire abilità nella ricerca e realizzare una maturità di pensiero autonomo. “Ed ora veniamo alla Filosofia” quando ce la fa Tonino. Era la strofa di una canzonetta con connotati satirici, che avevamo scritto per tutti i docenti e che spesso cantavamo. Guarasci venne a sapere della cosa e, un giorno, dopi aver fatto l’appello ci disse: com’è quella canzone? Noi ci guardammo negli occhi e la prima cosa che  pensammo fu: stamane finisce male in Filosofia. E lui: la strofetta, la strofetta, agitando la penna con cui scriveva le assenze. Qualcuno a mezza voce cantò: “Ed ora veniamo alla filosofia quando ce la fa Tonino, che già tutto l’auditorio si trasforma in dormitorio”. Guarasci cominciò a ridere e capì che anche la strofetta cantata era segno di un legame profondo fra i suoi alunni e il docente. Poi facendosi serio: Beh! passiamo a Kant. E giù con le 12 categorie Kantiane come “forme a priori dell’intelletto”, partendo dall’analisi trascendentale e
paragonate con quelle aristoteliche. Guarasci insisteva molto sul problema della conoscenza socratica. Socrate, padre dell’etica e della filosofia morale soleva ripetere la
frase scritta in greco e incisa sul frontone del tempio di Apollo a Delfi: “conosci te stesso”. Come dimenticare le sue lezioni su Immanuel Kant, l’idealismo dei
concetti di spazio e di tempo, poi contrastati dalla fisica moderna con Einstein. Ripeteva spesso la frase di Kant (1724-1804) “Due cose riempiono l’uomo di ammirazione, il cielo stellato sopra di sé e la legge morale dentro di sé”. La legge morale per Guarasci doveva essere applicata alla politica.

Nel 1958 fu pubblicato il libro di don Luigi Sturzo “Moralizzare la vita pubblica”. La vita politica, scriveva, non può essere inficiata dal “mercimonio dei voti”. Gli eletti “diano esempio di amministrazione rigida e di osservanza della moralità”. Lo Stato dev’essere innanzitutto “Stato di diritto”, che pratica “in primo luogo la giustizia, l’onestà, l’equità politica verso i cittadini”. Tutti questi concetti furono elaborati, vissuti e messi in pratica dal Guarasci politico, fin da quando nel 1952 diventò consigliere provinciale. Guarasci era un maestro a largo spettro. Sovente durante l’intervallo, rinunciando al panino o al quarto d’ora d’aria, gli eravamo intorno per approfondire tematiche a lui congeniali. Si parlava soprattutto della “questione meridionale”, e la partecipazione della Calabria allo sviluppo autopropulsivo del Mezzogiorno in cui credeva fermamente. Era un fervente sostenitore del pensiero del prete cosentino Carlo De Cardona su cui scrisse il saggio Carlo De Cardona e il movimento cattolico in Calabria (1898-1906). Dietro i grandi occhiali nascondeva spesso il suo travaglio per aver intrapreso un’azione politica nuova per superare i vecchi blocchi Dc-PC, per rendere governabile la Calabria e per realizzare uno sviluppo sostenibile in un contesto nazionale. Veniva elaborata allora una nuova strategia politica quella di un partito di Centro che marciava verso sinistra, superando il centrismo degasperiano, che aveva avuto grandi meriti ma che era andato in crisi. Ora i tempi erano maturi soprattutto dopo il Congresso della Democrazia Cristiana, tenutosi a Napoli dal 27 al 31 gennaio 1962. Sebbene avesse contro una parte del Partito, Antonio Guarasci continuò un dialogo serrato e costruttivo per un nuovo corso con Mancini sulla strada della collaborazione fra cattolici e socialisti. Così il 18 aprile del 1962 fu varata alla Provincia di Cosenza la prima Giunta di Centrosinistra con presidente Guarasci. La Giunta fu composta dai democristiani Salvatore Bafaro, Giorgio Liguori medico di Montegiordano, Fortunato Marinaro, Fedele Palermo e Sergio Pizzini e dai socialisti Giovanni Conforti, Antonio Eboli e Salvatore Frasca con delega ai lavori Pubblici. In politica era questa una “rivoluzione copernicana”, che era stata possibile per la presenza di una classe politica, “cresciuta all’insegnamento di De Gasperi e di Dossetti” e che non rinunciava al suo “patrimonio ideale e programmatico”, in contrasto con la politica del MSI e del PCI. Ricordava molto bene cosa gli successe durante il periodo fascista, quando nel 1942 combatté a El Alamein e fu fatto prigioniero dagli Inglesi. Per il PCI riportò ciò che disse Aldo Moro al Congresso di Napoli: l’opposizione della DC al comunismo è “espressione della coscienza cristiana del Partito, della consapevolezza del destino di libertà e di giustizia”. Questi erano gli ideali sotto i quali noi giovani democristiani, suoi alunni, bevendo a siffatta fonte, siamo cresciuti. Sul Programma egli riversò tutta la sua concezione politica: la difesa dei ceti popolari, la difesa della libertà, la “difesa contro ogni totalitarismo degli irrinunciabili valori della persona umana, l’osservanza del metodo democratico nell’esercizio del potere”. La Giunta di Centrosinistra fu la prima ad essere varata nel Meridione dopo Milano e Genova. Particolare fu il legame con il Presidente della Provincia di Milano.

Cosa successe a scuola il giorno dopo il Consiglio provinciale, che varò la Giunta di centro-sinistra? Impassibile entrò in aula e, firmato il registro annunciò: Oggi parleremo di Schopenhauer e della sua visione storicista e idealista della realtà e l’influenza che ebbe sul marxismo. Il 10 e 11 febbraio 1973 fu celebrato a Cosenza il Congresso della Democrazia Cristiana, presente Antonio Guarasci, primo presidente della Giunta regionale. Furono i giorni in cui cambiò la storia di Oriolo dal punto di vista delle infrastrutture. Ero capogruppo di minoranza della Democrazia Cristiana nel Consiglio comunale ed ebbi l’opportunità di far finanziare il primo lotto della strada a scorrimento veloce Roseto- Oriolo, facendo un accordo con il sottosegretario agli Interni Ernesto Pucci tramite Peppino Accroglianò. La strada “interregionale”, ritenuta dall’Ispra “una delle 6 bretelle fondamentali della Calabria”, doveva continuare verso la Basilicata ma con l’avvento della “Sinistra” a Oriolo il progetto abortì. Il mancato prosieguo della strada pregiudicò il settore turistico, che è una vocazione naturale di Oriolo e dei paesi dell’intera area dell’Alto Jonio Cosentino.

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