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Amendolara. Un incontro sulle buone pratiche per il contrasto alla violenza di genere

Amendolara. Un incontro sulle buone pratiche per il contrasto alla violenza di genere
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Buone pratiche per il contrasto alla violenza di genere”. E’ questo il tema del convegno tenutosi ieri (giovedì 23 novembre), nella sala consiliare del Comune di Amendolara, organizzato dal “Coordinamento Elette dei Comuni dell’Alto Jonio”, nato lo scorso anno, per volontà di Maria Rita Acciardi, già sindaca di Amendolara e attualmente consigliera comunale, nonché referente del coordinamento, che vede insieme tante amministratrici comunali e rappresenta una voce unanime contro la violenza sulle donne ma anche contro ogni forma di sopruso e violazione dei diritti. All’incontro, moderato dalla giornalista Federica Grisolia, hanno partecipato Chiara Gravina, avvocata del Centro Antiviolenza “Roberta Lanzino”, e la professoressa Giovanna Vingelli, ricercatrice di Sociologia all’Università della Calabria e direttrice del Centro di Women’s Studies “Milly Villa”, che ha tra le sue finalità la promozione della ricerca nel campo degli studi di genere. A portare i saluti istituzionali, Paola Murgieri, assessore alle Pari Opportunità del Comune di Amendolara, mentre ha introdotto sulla tematica, l’architetto Maria Rita Acciardi, la quale si è soffermata sull’importanza di considerare la lotta alla violenza sulle donne una battaglia civile, di tutti, a tutela dei diritti umani. Per questo motivo, serve una rivoluzione culturale.

Domani (25 novembre) ricorre la “Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne”, istituita dall’Onu, ma nonostante le leggi, le campagne di sensibilizzazione, l’impegno delle istituzioni, dei movimenti e delle associazioni, il femminicidio è una piaga che si fatica a contrastare. I numeri, infatti, sono impietosi. Giulia Cecchettin, la ragazza di Vigonovo uccisa dall’ex fidanzato, a soli 22 anni, è la vittima numero 83 di femminicidio. Tutte per ragioni, inaccettabili: gelosia, possesso, incapacità di accettare la separazione o le libere scelte delle partner, dimostrazione di potere.

Le voci unanimi del dibattito si sono concentrate sul tassello importante della prevenzione, l’unico modo per poter estirpare il fenomeno della violenza dalla radice. Che significa fare in modo di fermarla prima che accada, promuovendo una diffusa cultura del rispetto nei confronti delle donne, ma in generale dell’altro, e uno sforzo maggiore di consapevolezza, a partire da coloro che, ai diversi livelli di responsabilità, operano nelle istituzioni. Da qui, l’importanza di fare rete sul territorio tra i Comuni (servizi sociali), le Forze dell’Ordine, e tutti coloro che, a vario titolo, agiscono nella politica, in ambito giuridico, educativo, scolastico, e nel sociale. E proprio di questo ha parlato la professoressa Vingelli, la quale ha sottolineato la lotta continua contro gli stereotipi a cui sono, spesso, costrette le donne e che «fare rete significa mettere insieme competenze. La rete lavora per obiettivi comuni e rappresenta il punto d’inizio, un progetto condiviso, che utilizza un linguaggio comune. Servono maggiore consapevolezza, nonché risorse umane ed economiche». A soffermarsi sull’importanza della formazione e sul lavoro costante svolto dalle operatrici dei Centri Antiviolenza, l’avvocata Gravina, rappresentante del Centro Antiviolenza “Roberta Lanzino”, con sede a Cosenza, che da anni opera sul territorio al fianco di donne che subiscono maltrattamenti in famiglia e violenze. Il Centro rientra nella rete “D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza”. «E’ fondamentale che le donne vittime di violenza parlino e denuncino, ma – ha affermato l’avvocata, che fronteggia quotidianamente situazioni del genere – non sempre è così facile e scontato. Bisogna creare le condizioni affinché le vittime possano aprirsi e si sentano tutelate e accolte».

A seguire, gli interventi delle rappresentanti del “Coordinamento Elette dei Comuni dell’Alto Jonio”. Quello della sindaca di Roseto Capo Spulico, Rosanna Mazzia, della sindaca di Oriolo, Simona Colotta, e dalla consigliera comunale di Rocca Imperiale, Tiziana Battafarano, la quale si è soffermata sulla forza della violenza verbale. «Anche le parole possono far male e hanno un peso». Entrambe le sindache si sono impegnate a rispondere fattivamente e concretamente alla necessità di intervenire facendo rete contro un fenomeno che, in realtà, tocca tutti e riguarda anche i contesti più vicini, accogliendo l’invito di Maria Rita Acciardi ad essere unite agendo con costanza, perché «non si può stare ferme». L’idea lanciata dalla consigliera Acciardi è stata quella di aderire al Protocollo D.i.Re-Anci (Associazioni Comuni Italiani), attualmente in fase di revisione, che si impegna a collaborare per promuovere e sviluppare azioni, progetti o iniziative finalizzate alla prevenzione e al contrasto della violenza di genere. A seguire, l’intervento del consigliere comunale, avvocato Rocco Falsetti, e le interazioni con il pubblico presente. Tra coloro che hanno preso la parola anche Mario Melfi, coordinatore del Partito Democratico – sezione di Amendolara.

Si è concluso con un momento conviviale un incontro che ha dimostrato quanto sia importante parlare di violenza, anche se potrebbe sembrare inutile e, a volte, suscitare disinteresse. L’importanza di parlarne, ma soprattutto di agire. Di non stare ferme. Di dire “no” e di non stare zitte.  Come scrive l’attivista peruviana Cristina Torre Cáceres, nella sua poesia dedicata a tutte le donne vittime di violenza in America Latina: Se domani sono io, mamma, se non torno domani, distruggi tutto. E questo è diventato il grido di dolore contro il femminicidio. (f.g.)

(foto di Mimmo Valicenti)

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