La poesia verso “Dimore lontane”. Il dolore svanisce e l’anima trova pace
di Federica Grisolia – «In questo libro ho cercato di ritrovare un passato in cui vissi una serenità mai più conosciuta, il periodo della fanciullezza, in cui tutto splendeva attorno alla mia vita e negli occhi dell’amata famiglia. Ho descritto con accenno nostalgico giorni perduti, strappati dal passo degli anni: giorni, insieme a persone, che sono tornati, spesso e improvvisi, nel corso di sogni. Con il massimo impegno, custodirò nella memoria e nei versi il suono di quelle stagioni, affinché il tempo non cancelli tutto impietosamente». Con queste parole, Mario Broglia descrive la sua opera “Dimore lontane”, pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore.
Un giovane scomparso all’improvviso a causa di un amaro destino; un carissimo amico che non c’è più; l’amatissimo padre; i suoi antenati. Sono queste alcune delle “dimore lontane” trattate nei versi, mete verso cui viaggia l’autore, tra lo spazio e il tempo, il giorno e la notte, la terra e il cielo. «Il poeta Mario Broglia – scrive Hafez Haidar, più volte candidato al Premio Nobel per la Letteratura – ci conduce in dimore lontane nel tempo e nello spazio e ci fa intraprendere interessanti viaggi immaginifici grazie ai quali possiamo esplorare l’universo del suo cuore sconfinato. […] La presente raccolta poetica racchiude, oltre alle poesie, alcune interessanti riflessioni che ci invitano a meditare su alcuni aspetti della vita. […] Mediante poesie e riflessioni, il libro del poeta Mario Broglia ci presenta argomenti importanti, tra i quali la centralità dei rapporti familiari, l’amicizia, l’attaccamento alla propria terra e alle proprie radici ed è ricco di spunti interessanti che denotano saggezza, emozioni ed immaginazione e che al contempo ci invitano a riflettere».
Le liriche rappresentano, così, un volano di sentimenti, con lo sguardo rivolto al cielo, al passato, alla sapienza degli anziani, alla fiducia verso il presente e verso la vita vista come un dono. «In notte limpide – racconta l’autore, che lavora a Corridonia (in provincia di Macerata), appassionato di libri di avventura, astronomia e filosofia -, spesso, mi soffermo a guardare il cielo. Mi attraggono le stelle e il misterioso meccanismo che sovrasta e domina l’Universo. Il silenzio, così dolce, così alto, mi fa stare bene e la solitudine che l’accompagna e che circonda la mia persona non mi rende triste. La mente corre alle galassie più lontane, ai confini dello spazio, per poter capire cosa c’è oltre. Tanta gente è passata, nessuno è tornato. I secoli hanno creato vita continuamente ma tutto è fuggito verso un punto lontano, impossibile e arcano. Allora, un pensiero mi afferra. In quelle lontananze negate ad ogni essere del pianeta Terra, forse ci sono Dimore, che accolgono spiriti erranti in una serenità che non conosciamo. E mi piace immaginare di ritrovare, un giorno, persone che abbiamo amato, ricche di vita. Il sogno sembra materializzarsi. Così il dolore svanisce e l’anima trova pace».
Nei versi delle “Dimore lontane”, la realtà incide in maniera determinante nella scrittura, influenzata dallo stile di scrittori e poeti del 1800 e del 1900, che Broglia reputa fondamentali nella sua formazione culturale e sentimentale. «Un aiuto particolare mi è stato dato da Leopardi, Pascoli, Quasimodo, Montale, Neruda, Pessoa, Dostoevskij, Prévert, García Lorca, Rimbaud, Ungaretti». Ma anche dalla pittura, soprattutto quella relativa all’Impressionismo. La poesia riesce a far conoscere, così, emozioni e sentimenti tali da difendere dall’oblio del tempo quei ricordi che costituiscono la parte migliore di ciascuno di noi.