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Roseto. Insieme agli anziani di Villa Azzurra. Giovane di Montegiordano “Volontario dell’anno”

Roseto. Insieme agli anziani di Villa Azzurra. Giovane di Montegiordano “Volontario dell’anno”
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di Vincenzo La Camera – Studenti protagonisti dalle ore 15 di domani, 27 gennaio, Giornata della Memoria, nell’aula delle conferenze al Polo Liceale “Galileo Galilei” di Trebisacce. Sarà presentato il libro “L’alba del ribelle. Storia di un partigiano italiano”, dello studente Giuseppe Varlaro, di Montegiordano, che racconta il fascismo, la guerra, la crisi esistenziale, e non solo, di un intero popolo. Donne e uomini i protagonisti, giovani e meno giovani si raccontano e raccontano allo stesso tempo un Paese contadino che guarda in faccia gli orrori della guerra dove l’uomo diventa lupo dell’altro simile, dove l’umanità sembra persa. Dopo i saluti della dirigente scolastica Elisabetta D’Elia, seguirà l’intervento dell’autore, Giuseppe Varlaro, che frequenta la classe V A del Liceo Classico a Tebisacce. Modera lo studente Francesco Maria Maiuri.

Lo stesso Varlaro (nella foto in basso con la dirigente D’Elia), nei giorni scorsi, presso il teatro “Rendano” di Cosenza è stato insignito del premio “Volontario dell’anno 2023”, concorso bandito dal CSV di Cosenza (Centro Servizi per il Volontariato), in collaborazione con l’Ambito Territoriale Scolastico di Cosenza e con il patrocinio della Provincia di Cosenza, al fine di diffondere la cultura della solidarietà. Il premio è arrivato grazie a un racconto, dopo un’esperienza umana e di vita nella  RSA “Villa Azzurra” di Roseto Capo Spulico.

«Un’esperienza – confida Giuseppe Varlaro al direttore amministrativo di Villa Azzurra, Vincenzo Diego – di grande valore umano e formativo, dal punto di vista socio-sanitario ed assistenziale, ma allo stesso tempo morale. Di sicuro – continua il giovane scrittore –  il merito di tutto è da attribuire ai veri protagonisti del mio racconto, ovvero a tutti i pazienti della RSA e a tutto il personale. E’ grazie a loro che ho scoperto una umanità, una sensibilità sconosciuta. Un rapporto con il prossimo, con i nostri anziani fatto di amore, cura e sensibilità. Ho potuto guardare negli occhi le nostre nonne, i nostri nonni segnati dal tempo, un tempo dai molteplici significati, dove la saggezza vuole ancora con forza e determinazione guardare avanti, progettare il futuro, aiutare i giovani a tracciare percorsi. Dalle loro parole ho appreso cosa significa sacrificarsi per il prossimo e la famiglia. Ho letto, nei gesti, l’amore per la propria terra. Ho capito ascoltandoli il vero significato della vita, fatto di lavoro onesto e di altruismo. Ho vissuto giornate intense e meravigliose che mi hanno segnato profondamente, giorni che mi porterò per sempre nel cuore, giornate che plasmano l’esistenza e tracciano senza alcun dubbio un percorso di vita».

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