Corigliano, tratta esseri umani. Veglia nel nome di Santa Bakhita. «Non essere complici schiavitù Ss 106»
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di Cristian Fiorentino – “Camminare per la Dignità: Ascoltare, Sognare e Agire”. Questo il titolo della veglia di preghiera, vissuta presso la parrocchia San Giovanni XXIII di Corigliano scalo, in occasione della “Giornata mondiale contro la tratta di persone” e in occorrenza della memoria liturgica di “Santa Giuseppina Bakhita”. Esposto al lato dell’altare anche un’immagine e una reliquia della Santa religiosa del Sudan, naturalizzata italiana, e proclamata Santa il primo ottobre 2000 da San Giovanni Paolo II. Momenti di preghiera e riflessioni promossi dall’Arcidiocesi di Rossano-Cariati e cerimonia presieduta dall’Arcivescovo Monsignor Maurizio Aloise, assistita dal parroco Don Tonino Longobucco, dal vice Don Agostino Stasi e Don Giuseppe Pisani. Introduzione spettate a Giovanni Fortino, direttore dell’ufficio Migrantes diocesano, che si è soffermato proprio sulla rilevanza della veglia all’interno dell’intera comunità. Presenti anche diverse Suore religiose della diocesi che, nella prima parte della celebrazione, hanno illustrato tutta la vita di Santa G. Bakhita: “La schiava divenuta Santa e simbolo universale dell’impegno della Chiesa contro la schiavitù”.
Funzione coordinata da Suor Antonia Dal Mas che introducendo il tema di questa edizione ha anche ricordato che “la riflessione di quest’anno sulla tratta di persone come integrazione del cammino per la dignità è incentrato sui cinque elementi della natura: terra, aria, fuoco acqua e metallo”. Durante la veglia snocciolati i singoli elementi: “Ascoltare la terra come fondamento della dignità umana; l’acqua e il suo flusso di compassione ed empatia; l’aria come il respiro della libertà e della giustizia; il fuoco come la scintilla della resilienza e del potenziamento e il metallo con la sua capacità di togliere la vita”. Periodi intervallati distintamente dal coro parrocchiale “Semina La Pace” attraverso diversi brani scelti ad hoc per l’occasione. Riprodotto anche un video a proposito dello sfruttamento delle persone nelle miniere in Africa in nome della tecnologia. Nella parte conclusiva lo stesso Monsignor M. Aloise ha rimarcato alcuni concetti cruciali: «Abbiamo unito questa sera i nostri cuori alla Chiesa universale per riprendere il serio concetto della tratta di persone. Tratta che può ed è anche invisibile. La tratta invisibile è anche quella che osserviamo sulla nostra strada statale 106 dove persistono donne schiave della prostituzione. È fondamentale avere la capacità di ascoltare chi sta soffrendo qualsiasi tipo di situazione. Non restare fermi perché se chiuderemo occhi e orecchie saremo complici».