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Nelle poesie di Stefano Perruccio si riscopre un angoletto di felicità

Nelle poesie di Stefano Perruccio si riscopre un angoletto di felicità
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di Federica Grisolia

Immaginiamo, nella nostra vita, un “angoletto di felicità”. Può essere il contatto con le persone che ci danno benessere, una canzone, un film che ci appassiona, un libro da leggere o da scrivere. Ed è ciò che è avvenuto a Stefano Perruccio, autore dell’omonima silloge “Le poesie di Stefano Perruccio”, pubblicato nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore. “Seduto, al sole, qui mi ritrovo infine a bere una birra e a mangiare panini, toast e tramezzini. Tutto va giù bene e per un attimo sono felice, in questa realtà così piena di speme e di luce!”. Così si legge in una delle liriche contenute nella raccolta, che si intitola proprio “Un angoletto di felicità”.

«Bere un vino ascoltando Chopin – scrive, nella Prefazione, Cosimo Damiano Damato, scrittore, regista e sceneggiatore, attivo soprattutto nel mondo del teatro – può suggerire immagini e tenerezze a forma di poesia. Riprendersi i ricordi, cucirli su un foglio, godersi quell’attimo di gioia. Goccia a goccia, parole incastrate nel tempo che sa sospendersi. Ritornare in mezzo alla vita, riprendersi ogni senso, tentare di inventarsi la vita, sfidare la ragione cogliendo la benedizione spogliandosi di ogni sentimentalismo ed indossando quell’ironia essenziale che può salvare da un agguato».

Nonostante la vasta produzione letteraria di poesie, racconti e romanzi pubblicati, sono tante le opere di Stefano Perruccio, che non hanno mai visto la luce. L’intento dell’autore, che vive ad Ostia Lido (Roma), è però quello di farle conoscere, un poco alla volta, tirando fuori quell’alone di riservatezza che mantengono quando sono chiuse in un cassetto, condividendole, piuttosto, con i lettori. «Verità e finzione, sincerità e bugia – racconta Stefano, in riferimento alla sua scrittura, in cui si intrecciano realtà e fantasia – sono connaturati in me e si mescolano alla grande, senza bisogno di troppe forzature».

La vita, l’amore, la felicità. Ma anche la tristezza, la malinconia e il rimpianto caratterizzano la poetica di Perruccio, che risente di molteplici influenze letterarie e poetiche, da John Keats e i poeti romantici inglesi a Jacques Prevert, Neruda, Emily Dickinson, Rimbaud e Verlaine, Szymborska, Leopardi e gli ermetici italiani come: Montale, Quasimodo o Umberto Saba.

La poesia di Stefano Perruccio arriva dritto al cuore del lettore e vuole esplorare gli stati d’animo più autentici e profondi, senza tralasciare la bellezza delle piccole cose, i profumi della natura, l’alternarsi delle stagioni. «Quello che vorrei è trasmettere emozioni e curiosità! E, soprattutto, empatia verso i miei personaggi e le loro piccole o grandi vicissitudini».

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